Il Consiglio di Stato, con l’ordinanza n. 602/2021 ha accolto il ricorso degli Avv.ti Michele Bonetti e Santi Delia, dando vita ad un importante precedente, dalla portata applicativa rivoluzionaria, destinato a spiegare effetti ben oltre il singolo caso, sì da consentire a tanti giovani medici di immatricolarsi presso le ambite Scuole di Specializzazione.
Ebbene, già dal lontano 2016, i due legali, fondatori dello Studio legale Bonetti & Delia, hanno denunciato l’illegittimo operato del Ministero nella gestione dei posti vacanti e delle borse perse o bruciate su cui, anno dopo anno, le soluzioni adottate dal Ministero si sono rivelate fallimentari.
Da ultimo, con la pronuncia oggi in commento, frutto di una meticolosa istruttoria condotta dai legali i quali sono riusciti ad individuare un numero enorme di posti vacanti nei vari Atenei italiani, i Giudici di Palazzo Spada, hanno sottolineato come – a differenza di quanto vuole far credere il Ministero – “le borse non intonse non possono restare a priori inutilizzate, se il loro uso può servire comunque ad un’ulteriore specializzazione, perché l’ordinamento non vieta specificamente né di assegnare borse non “intonse”, né tampoco l’inutilizzabilità di quelle parzialmente ottenute” e, per l’effetto, disposto l’immediata immatricolazione della ricorrente.
Già nel 2019, invero, il Collegio aveva chiarito, in analoga fattispecie – ricordano gli Avvocati Michele Bonetti e Santi Delia nei loro scritti difensivi – che “dal momento che la liberazione di posti per rinuncia può avvenire in ogni tempo e le relative risorse sono tuttavia erogate con riguardo al fabbisogno, esse in tanto si liberano e possono esser rinviate all’anno successivo in quanto e solo quando, nei limiti dell’assegnazione, nessun candidato abbia interesse a reclamare o ad occupare posti ulteriori rispetto alle coperture”.
Sul punto chiosano gli Avvocati Bonetti e Delia, “pare davvero assurdo e figlio di una politica sanguinosa dei tagli al SSN che si consenta di anno in anno, che un posto rimanga vacante perché sono stati pagati 7 o 10 giorni di frequenza, un mese o due, e se vogliamo addirittura immorale ove si consideri la fase storica che stiamo vivendo. Oggi più che mai, difatti, è inaccettabile lasciare posti vacanti differendo ad anni successivi il nuovo bando anziché assegnarli e subito ai ricorrenti. L’auspicio è che la vittoria di oggi possa servire da ulteriore monito al Ministero per invertire il trend registrato sin ora, senz’altro frutto di un meccanismo di assegnazione difettoso ed ingiusto, a tutto discapito delle carriere di innumerevoli giovani medici, più che mai risorsa fondamentale per il futuro di tutti noi!”